Giorgio Armani sfila in TV, inaugurando la stagione della moda democratica

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Tutta Italia in prima fila, per la nuova sfilata di Re Giorgio. Sabato 26 settembre, in prima serata, La7 trasmetterà un Armani Fashion Show di 40 minuti. Non era mai accaduto che uno stilista scegliesse come passerella il piccolo schermo. Ma le idee più semplici, a volte, possono essere geniali.

Molti ricorderanno che, nel febbraio scorso, Armani aveva deciso di fare lavorare le sue  modelle a porte chiuse, nonostante l’emergenza Coronavirus non fosse ancora sfociata in pandemia. Oggi arriva la notizia del nuovo evento blindato che apre, anziché chiudere, le porte dell’alta moda alle persone comuni. Tutti, compresi i non addetti ai lavori, potranno finalmente immergersi nel fasto di una vera sfilata, rimanendo seduti sul divano di casa propria.

È esistito un tempo nel quale gli stilisti in TV apparivano spesso. Ci riferiamo agli anni Ottanta, durante i quali nelle trasmissioni venivano abitualmente invitati i fondatori delle maisons per dispensare consigli, anticipare tendenze, mostrare il lato privato delle loro vite. Nemmeno allora, tuttavia, si era arrivati ad immaginare la possibilità di presentare una nuova collezione.

Oggi la Milano da bere è un ricordo lontano. E Giorgio Armani vuole compiere un piccolo gesto rivoluzionario per rendere la moda democratica. Niente, secondo lui, è più fruibile della televisione. Da qui la decisione di offrire un grande spettacolo a tutti, facendolo lanciare in diretta da una giornalista che stima e veste da sempre: Lilli Gruber.

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Durante il lockdown, Re Giorgio era continuamente sintonizzato sui notiziari e aspettava con ansia il collegamento con Gruber. Schivo per natura, lo stilista aveva sentito il bisogno di scrivere a WWD –  Women’s Wear Daily, la rivista commerciale dell’industria della moda, fondata a New York nel 1910, così autorevole da essere definita “Bibbia della moda” –  e da lì era stato inondato di messaggi.

“Io non voglio più lavorare come ho fatto fino ad oggi – si era sfogato Armani dalle colonne del periodico – perché trovo che sia immorale. È tempo di togliere il superfluo e di ridefinire i tempi”. Un testo breve e sincero, che aveva colpito al cuore colleghi e istituzioni, aprendo un confronto che fino ad allora era apparso impensabile. Adesso Giorgio Armani vuole continuare a lavorare in modo etico e spera di mantenere vivo il filo diretto costruito con il pubblico.

A febbraio, la scelta di fare sfilare le modelle a porte chiuse e quella parallela di donare 2 milioni di euro agli ospedali locali, per la ricerca e la cura dei malati di Covid-19. A marzo, la conversione degli impianti per produrre abiti monouso.

“Questa crisi – aveva dichiarato Armani nella lettera a WWD – è una meravigliosa opportunità per rallentare tutto, per riallineare tutto, per disegnare un orizzonte più autentico e vero. Basta con le sfilate in tutto il mondo, fatte tramite viaggi che inquinano e con sprechi di denaro per gli show: sono pennellate di smalto apposte sopra il nulla”.

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Un discorso amaro e condivisibile che aveva annunciato il nuovo corso di un brand amato in Italia ed all’estero. Ora, per rispettare le norme anti-Covid e per mettere in pratica i buoni propositi, Re Giorgio torna a stupire, inaugurando la nuova era della moda democratica, come lui stesso la definisce. La prossima sfilata, durante la fashion week milanese, si vedrà soltanto in TV. Coerenza e senso di responsabilità, del resto, non sono mai mancati ad Armani. Lavorare per creare bellezza, per lui non ha mai significato trascurare l’interiorità delle persone.

Emblematico il suo commento del caso Armine Haruntyunyan, riportato da diversi giornali: “Trovo sia uno di quei casi gonfiati di cui è pieno il web. La ragazza ha una bellezza ricca di personalità. Il resto sono solo chiacchiere che, francamente, portano via tempo. Odio e invidia sono sentimenti molto umani che oggi vengono, purtroppo, amplificati dai nuovi mezzi di comunicazione. La bellezza per me è armonia tra interiorità e apparenza. È un modo gentile di essere e di porgersi, una rappresentazione della propria personalità”.

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