Social Media Academy #8. La comunicazione digital di ActionAid

Social Media Accademy; L'Eco della Stampa; ActionAid

Ecco cosa ci ha raccontato Paolo Chiovino alla Social Media Academy#8

ActionAid è tra le ONG più importanti al mondo. Attiva in 70 paesi da oltre 50 anni, ha sempre agito cercando di rendere il nostro pianeta un posto migliore. Aiutando le persone a lottare per i loro diritti e a creare spazi di partecipazione democratica. Questo in ogni angolo del mondo, dai contesti a noi più vicini – come le periferie italiane – a quelli più lontani, come i piccoli villaggi africani. Oltre ad agire e attrezzarsi per portare degli aiuti concreti alle persone che ne hanno bisogno, ActionAid ha un’altra grande esigenza: far comprendere a tutti quello che fa, come lo fa e perché lo fa. Affinché possa ottenere sempre più supporto e possa, quindi, continuare a portare avanti le proprie attività umanitarie.

Una sfida sempre più complicata, in questi tempi dominati da una comunicazione veloce e fugace, dove ottenere l’attenzione delle persone è costantemente più complesso perché la capacità di attenzione del pubblico dura giusto il tempo di uno scroll sui social network. Paolo Chiovino, Head of Comunication di ActionAid, è stato il protagonista della Social Media Academy#8 de L’Eco della Stampa. Ha condiviso con noi le strategie che ActionAid mette in pratica per far sì che la propria comunicazione sia efficace e al tempo stesso di qualità. Raccontando la loro attività senza apparire retorici o banali.

La necessità di arrivare al pubblico

ActionAid ha deciso di seguire una linea comunicativa ben precisa: mettere al centro di tutto le persone. Avendo la possibilità di entrare in contatto con tantissime storie, tutte differenti tra loro, questa ONG ha compreso che la strada migliore per far capire al pubblico quello che fa sia raccontare le vicende umane e sociali delle persone con cui stabilisce un rapporto. Questo permette di posizionarle al centro della narrazione, trasformandole in una risorsa preziosa per arrivare al pubblico in modo empatico, innovativo ed autentico. Chiovino ha spiegato quanto sia sottile il confine tra il rischio di apparire come “dei salvatori”, che fanno miracoli (cosa che non è possibile), e al tempo stesso la necessità di non banalizzare le attività umanitarie. Proprio in quest’ottica raccontare le storie delle migliaia di persone che aiutano quotidianamente permette di ridurre questo rischio. Evitando di scadere nella retorica e al tempo stesso facendo comprendere, in modo concreto, i fini delle loro attività.

 

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Il rapporto con i Social

I Social Network sono il grande terreno per tutti i comunicatori moderni: spazi dalle potenzialità infinite ma che, proprio per questa loro enormità di possibili applicazioni, possono diventare un’arma a doppio taglio. È più importante fare grossi numeri o essere costanti? È meglio collaborare con persone in grado di portare enormi quantità di visualizzazioni? O assicurarsi che gli Ambassadors condividano i valori e la missione di ActionAid?

Paolo Chiovino spiega che in entrambi i casi la risposta che hanno scelto è la seconda. Ciò significa che non è poi così importante ottenere tante visualizzazioni se poi non si mantiene la costanza. È invece molto meglio pensare a una strategia comunicativa che possa essere sostenibile, in chiave economica e contenutistica, così da rimanere sempre coerenti e far passare i messaggi che si ritengono più adatti. Il tutto con attenzione e qualità.

Con quali criteri individuare creator e influencer con cui collaborare?

Anche nella scelta delle personalità con cui collaborare, ActionAid cerca di essere certa che il fine ultimo sia il medesimo: fare del bene alle persone. Per questo collabora con talent e creator che siano credibili e coerenti. Che mettano davanti a tutto la missione di ActionAid senza la necessità di sbandierarlo, senza dover per forza inventarsi slogan o seguire le mode del momento, che spesso durano giusto il tempo di rendersi conto che sono virali e poi sono già sparite.

Una narrazione, quindi, che sia contemporanea, che sfrutti tutti i prodotti disponibili, come i podcast, per cercare di portare l’ascoltatore in un viaggio emotivo che possa informare e al tempo stesso sensibilizzare. Per questo è nato il podcast in collaborazione con Chora Media intitolato “La Mia parte”. Qui vengono raccontate storie ed esperienze attraverso la voce diretta delle persone parte delle comunità che ricevono il sostengo delle missioni. In questo modo ActionAid riesce a far comprendere quali siano i temi sociali più urgenti, senza la necessità di apparire ad ogni costo, ma attraverso un prodotto di qualità che invogli il pubblico all’approfondimento. Non perché viene chiesto, ma perché viene fatto comprendere quanto sia giusto farlo. E questo, non attraverso invasive campagne social, ma tramite racconti, storie, approfondimenti duraturi e studiati.

E come approcciare le diverse piattaforme Social?

I vari Social, spiega Paolo Chiovino, non sono tutti uguali. Un contenuto che va forte su Instagram non è detto che abbia lo stesso successo su TikTok, e così via per Facebook, Linkedin o YouTube. Questo aspetto è da tenere ben presente nel momento in cui si intraprende una strategia comunicativa. Ma al tempo stesso non deve essere il centro di tutto.

Piuttosto che pensare allo stesso contenuto declinato diversamente per ogni piattaforma, che obbligherebbe inevitabilmente ad abbassare la qualità della produzione, è meglio mantenere come unica stella polare la qualità. La volontà di raccontare una storia con correttezza e trasparenza: una volta che il prodotto è terminato, si pensa a individuare la piattaforma migliore dove distribuirlo.

Si tratta di un cambio di paradigma importante che può aiutare tante realtà a intraprendere una strategia comunicativa più efficace. E soprattutto più sostenibile. Essere “ovunque” richiede grandi risorse, economiche e di tempo lavoro, e se queste risorse non ci sono, è inutile lottare contro i mulini a vento come Don Chisciotte. È molto più saggio ragionare seguendo la propria coerenza, vivendo con passione e partecipazione il messaggio che si vuole recapitare. E solo allora pensare a come, dove e quando distribuirlo.

Guardando al futuro ActionAid si pone il proposito di stare al passo con le continue evoluzioni del linguaggio, superando alcuni stereotipi dello storytelling moderno, con un costante occhio alla privacy e all’intelligenza artificiale, la grande sfida del futuro della comunicazione.

In conclusione

Pensare alla comunicazione con pazienza, come a un prodotto flessibile e guidato da una social media policy precisa e dettagliata. È forse finito il tempo del tutto subito, è ora di mettere al centro le persone e per farlo non si può pensare di vivere costantemente sballottati tra un hashtag e l’altro. Almeno, questo è il modello che sposa ActionAid.

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