Ci vuole un fisico bestiale: il corpo racconta più delle parole

Il corpo parla. Ed il suo linguaggio è il più potente mezzo d’espressione che esista. Soprattutto d’estate, stagione nella quale ci si scopre facilmente, comunichiamo anche attraverso l’aspetto fisico. Quest’ultimo non è tutto, ma funziona come un biglietto da visita. Chi non ci conosce può cadere in errore.

La moda non agevola. Nonostante il buon senso cominci a prevalere, i social diffondono ancora immagini di perfezione che nella realtà non si possono imitare. Da qui, insoddisfazioni e malessere che arrivano a sfociare, nei casi più estremi, nella dismorfofobia. Questo termine, coniato dal farmacologo Silvio Garattini, direttore dell’Istituto Mario Negri, indica la continua scontentezza di sé, che conduce al ricorso irragionevole alla chirurgia estetica, senza risolvere il problema alla radice.

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Nemmeno i personaggi pubblici più amati possono permettersi il lusso di un corpo diverso dagli standard. Emblematico il caso di Adele, esploso in occasione del suo 32esimo compleanno, all’inizio di maggio. La cantante inglese ha postato una foto sul suo profilo Instagram, dove appare trasformata, avendo perduto ben trenta chili.

Da tempo i fan discutevano della fisicità di Adele. Nonostante la bellezza e la bravura indiscusse, l’artista era costantemente costretta a fronteggiare battute sgradevoli. Ma adesso che la cantautrice è magra, l’atteggiamento di parte del pubblico resta feroce.

“Quasi non ti riconoscevo!” è uno dei commenti più “gentili” alla foto pubblicata il 5 maggio. Persino il quotidiano The Sun ha titolato un articolo così: “Rivelaci come hai fatto, vogliamo riuscirci anche noi!”.

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Adele

Ma allora, qual è la forma giusta?

La scienza dimostra l’assurdità dei modelli. Secondo lo psicologo Raffaele Ruocco, il “peso ideale”, in quanto tale, non esiste. Si tratta di un valore astratto ed artificiale, derivato da correlazioni statistiche. Ancor meno realistica è la ricerca ossessiva del “peso estetico”, sinonimo di autocontrollo e successo.

Oggi limitiamo l’idea di immagine corporea all’aspetto fisico, all’essere attraenti, in genere magri. Ma imparare a vivere bene nei propri panni è un percorso. Accettarsi in modo statico, secondo i ricercatori, significa non aprirsi al cambiamento, subendo il proprio corpo come una pesante corazza. Accettarsi idealizzandosi, invece, è da narcisisti, per cui si forma un’immagine irrealistica di se stessi, enfatizzata, ma inesistente. Per questo, bisogna educare al riconoscimento dell’unicità e della diversità, valorizzando gli aspetti personali e facilitando l’istituzione d’autentiche relazioni sociali.

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Del resto, i difetti fisici hanno decretato la fortuna di molti personaggi dello spettacolo. Pensiamo al naso di Barbra Streisand, o a quello di Maria Callas. Pensiamo alla possenza di Luciano Pavarotti, specchio del suo timbro di voce, alla miopia di Woody Allen, alle orecchie a sventola di Emma Watson. La lista delle imperfezioni trasformate in caratteristiche è infinita. E termina con le rughe che Anna Magnani non ha mai voluto cancellare. Celebri le sue parole: “Ho impiegato una vita per farmele venire, non intendo rinunciarvi!”.

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