L’intervento dell’Autorità Antitrust per regolamentare l’influencer marketing

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La forza del metodo influencer marketing

L’influencer marketing è una strategia basata nel contatto di figure pubbliche che hanno un impatto comunicativo particolarmente rilevante su un certo tipo di pubblico. In ambito commerciale è una pratica consolidata perchè si dimostrata molto efficace nel tempo. Blogger e “web star” hanno un grandissimo potere persuasivo grazie al legame diretto che riescono ad instaurare con i propri “seguaci”.

L’influencer marketing trova, appunto, il suo punto di forza nel metodo del “passa parola” diffuso in nicchie di pubblico specifiche. Attraverso i social  media i consumatori sono portati a percepire i messaggi come consigli che dipendono dall’esperienza personale e non come effettiva pubblicità. Questo accade perché spesso i post pubblicati appaiono spontanei, quasi improvvisati e lontani dalla classica pubblicità patinata dei cartelloni per strada.

Ma bisogna riflettere sul fatto che a volte queste attività pubblicitarie non vengono svolte in totale trasparenza. Spesso quindi è difficile decifrare se un post sia stato sponsorizzato da un marchio o meno.

Intervento dell’Autorità Antitrust

Questo fenomeno ha suscitato l’interesse delle diverse autorità garanti del mercato in tutto il mondo, così come pure in Italia.

L’Autorità Antitrust ha infatti inviato ai principali influencer e brand, coinvolti in questo meccanismo, delle lettere di “moral suasion” sollecitandoli alla massima chiarezza. Infatti, secondo delle ricerche condotte in USA ben il 92% degli influencer non specifica di aver ricevuto un’inserzione a pagamento. Ma secondo le nuove regolamentazioni, i post pubblicati sui vari social dovranno riportare l’esplicita indicazione della collaborazione promozionale attraverso l’uso di hashtag come : #adv, #advertising,#pubblicità #sponsored. Inoltre, Facebook e Instagram hanno recentemente integrato uno specifico tool che segnala i post commerciali attraverso attraverso l’etichetta:“Paid Partnership with”, anche se ancora sono in pochissimi ad utilizzarlo.

Ad esempio, la famosissima Chiara Ferragni ha inserito nella didascalia delle sue foto l’ hashtag #ad in 47 post su mille. Una percentuale bassissima se pensiamo che invece la maggior parte dei suoi post vengono sponsorizzati per cifre esorbitanti.

Questo però non è solo un argomento riguardante esclusivamente le blogger di moda o di cosmetica, ma ormai l’influencer marketing è una tecnica utilizzata in qualsiasi settore.

Vacanze e soggiorni, cene, apparecchi tecnologici, automobili, libri e servizi di ogni genere sono offerti  ai profili influencer, che possono essere persone o anche associazioni, riviste e più in generale chi abbia un grande seguito, tutto in cambio di post.

Alcuni esempi di collaborazioni pubblicitarie effettuate con alcuni travel-blogger

https://www.instagram.com/p/BR5zsz1gvIN/?taken-by=humansafari

https://www.instagram.com/p/BL8p4MFDgcX/?taken-by=ilsignorfranz

Gestire i rapporti sponsor-influencer

Mentre eticamente qualsiasi influencer ha una responsabilità nei confronti del proprio pubblico di rivelare un rapporto di partnership con un determinato marchio, da un punto di vista legale è il marchio a compromettersi quando manca la dichiarazione di messaggio promozionale.  I brand possono però tutelarsi però attraverso piccoli accorgimenti in aggiunta alle direttive fornite dall’Antitrust.

Innanzitutto i brand devono prestare attenzione a rivolgersi a blogger e influencer affidabili, istaurando con loro un rapporto professionale.

Successivamente, è consigliabile attivare un servizio di social media monitoring ad hoc per seguire tutti i post che citano il nostro brand su Facebook, Twitter, Instagram, Google+ e Youtube.

Oggi moltissimi influencer fanno gestire i propri rapporti con le aziende da agenzie specializzate. Se si tratta di agenzie molto serie, risultano già preparate alle regole dettate dall’Antitrust.

Fornire un kit agli influencer con le pratiche per una buona politica di comunicazione e divulgazione pubblicitaria può essere una bella idea. Anche per “evidenziare” l’effettiva partnership con un format che presenti il logo del brand.

Siamo sicuri che la volontà dei brand di essere limpidi, fornendo qualunque tipo di chiarimento sulle sponsorizzazioni, sarà sicuramente apprezzata dai consumatori!

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