Media Intelligence
AI e chatbot: come cambiano le ricerche online dei clienti
6 Agosto 2025
Nell’ultimo anno, il traffico web globale ha registrato un’inversione di tendenza significativa. Secondo diversi dati, il traffico proveniente da Google è diminuito del 15%, con una perdita media di circa di 800.000 visite mensili per ciascun sito di notizie, passate da 5,3 milioni a 4,5 milioni. Allo stesso tempo, il referral traffic proveniente dai chatbot — come ChatGPT, Gemini e simili — è cresciuto del +2.100%, segnando una nuova direzione nel comportamento degli clienti che navigano sul web con chatbot e preferiscono ricerche online con AI.
Nonostante i numeri assoluti siano ancora sbilanciati — a febbraio 2025, gli AI search assistant hanno generato 6 milioni di visite mensili contro i 2,3 miliardi dei motori di ricerca tradizionali — il trend è chiaro: gli utenti iniziano a fare ricerche online con AI. E si fidano dei suggerimenti dei chatbot per ottenere risposte più rapide, contestualizzate e sintetiche.
Come cambia il posizionamento web dei Brand se i clienti fanno ricerche online con l’aiuto di AI
Per i brand, questa trasformazione apre scenari complessi ma strategicamente ricchi. La brand reputation non passa più solo dai risultati organici sui motori di ricerca classici, ma da fonti conversazionali in cui l’AI “seleziona” le risposte da fornire. Non è più sufficiente essere primi su Google: oggi bisogna essere nella conversazione che l’AI ha con l’utente.
Insomma, le logiche SEO classiche non bastano. Serve strutturare contenuti chiari, affidabili, facilmente estraibili e validati da fonti attendibili. Bisogna ottimizzare i contenuti per i chatbot. L’AI tende a privilegiare risposte ben contestualizzate, provenienti da domini autorevoli e aggiornati.
Inoltre, in un contesto dove l’AI sintetizza le informazioni su un brand, le aziende devono prestare attenzione a cosa viene detto su di loro online. Recensioni, articoli, menzioni e contenuti generati dagli utenti possono essere aggregati e utilizzati per costruire una narrazione automatizzata a cui l’azienda stessa potrebbe non aver contribuito direttamente. Una corretta brand reputation passa dal controllo della narrazione. Affidarsi a strumenti e partner capaci di monitorare costantemente la propria reputazione digitale diventa fondamentale.
Infine, se la prima interazione con il brand avviene via ricerche online con AI, la sfida è conquistare l’utente subito dopo. Le aziende devono progettare customer journey più coerenti, dalla risposta ottenuta nel chatbot alla conversione sul sito o nel punto vendita digitale. Per fidelizzare i clienti che navigano sul web con chatbot si dovranno realizzare contenuti relazionali. Questo include contenuti personalizzati, esperienze utente intuitive e sistemi di comunicazione (es. CRM, newsletter, social direct messaging) pensati per coltivare la relazione.
Da SEO ad AIO: comprendere e navigare i cambiamenti
Oggi non basta “fare” digital marketing, serve comprendere i cambiamenti sistemici e adattare in tempo reale le strategie. Per questo è fondamentale affidarsi a partner che sappiano leggere i dati, anticipare i comportamenti degli utenti che fanno ricerche online con AI e proporre azioni basate su insight concreti.
L’analisi della brand reputation, il posizionamento nei sistemi di risposta AI e la capacità di progettare contenuti, che siano anche coinvolgenti per gli utenti umanai, sono competenze chiave per affrontare un mercato competitivo.
L’Eco della Stampa accompagna i propri partner in questo processo attraverso servizi dedicati all’analisi della presenza mediatica, monitorando tutti i canali di comunicazione e misurando in modo puntuale la reputazione aziendale. Viene così fornita una valutazione completa della copertura mediatica. Grazie ai report di analisi avanzata, il team di analyst supporta aziende e professionisti nel migliorare i processi decisionali, attraverso insight quanti-qualitativi di grande valore, accurati e altamente dettagliati.