L’evoluzione delle riviste femminili, dalla carta alla Rete

riviste femminili

Per lungo tempo, le riviste femminili sono state l’oasi felice dell’editoria. Rappresentavano, infatti, il luogo privilegiato per gli inserzionisti di settori redditizi, come la moda, il beauty, il travel. Ma erano anche il collettore di un giornalismo culturale che esulava dal quotidiano e, talvolta, si avvicinava alla letteratura. Senza contare il ruolo che questi magazine hanno ricoperto nello sdoganamento di determinati temi e nella costruzione delle prime community.

È vero che alcuni periodici hanno fatto da cassa di risonanza per i dettami del lusso e della pubblicità, dando risalto solo ad un unico modello di bellezza. Molti, tuttavia, hanno fatto anche il contrario, aiutando le donne a parlare di lavoro, di sesso, di famiglia. Sostenendole, dunque, nel faticoso cammino verso l’emancipazione.

Il boom del digitale

La crisi dell’editoria, purtroppo, non ha risparmiato nemmeno questo settore. Con lo spostamento della pubblicità in ambiente online, è diventato sempre più arduo mantenere un ruolo di rilevanza e tenere stretti gli investitori. Il cambiamento è stato soprattutto culturale. Con l’esplodere del fenomeno influencer, le riviste femminili hanno perso lo scettro di arbitri del gusto, passandolo a giovani donne con milioni di followers. Ma i magazine che hanno saputo innovarsi hanno resistito, nonostante il loro lavoro sia diventato più complicato. Come hanno fatto? Per prima cosa hanno dovuto imparare a stare sui social, di conseguenza hanno cercato nuovi modi per mantenere vivo l’interesse delle lettrici, coinvolgendole in eventi, iniziative e promozioni. Negli ultimi anni, così, le riviste femminili sono diventate un territorio di sperimentazione, giudicato interessante anche dagli altri giornali ritenuti più “seri”.

Maschile o femminile?

Ha ancora senso oggi distinguere tra giornali maschili e giornali femminili? La differenza esiste dai primi vagiti dei magazine dell’era contemporanea. Vogue USA, per esempio, quando venne acquistato da Condé Nast nel 1909, era generalista e settimanale. Diventando un mensile per il pubblico femminile, iniziò ad espandersi.

Una copertina di Vogue

Anche Vanity Fair nel suo primo decennio era un “gendered-magazine” maschile, ma poi cambiò drasticamente strada. “Una rivista di successo deve costruire un mito a cui i lettori possano credere”, diceva Harold Hayes, storico direttore di Esquire negli anni Sessanta. Oggi sembra che manchi proprio quel mito e che molte riviste siano in cerca di un’identità. Lo spostamento degli investimenti commerciali su Internet ha portato alla sacralizzazione del “traffico”, ignorando sempre più spesso la qualità e la fidelizzazione delle riviste.

Parola d’ordine: resilienza!

Ci sono, fortunatamente, eccezioni alla regola. La versione italiana di GQ ha visto aumentare costantemente il numero delle sue lettrici. Il 40 per cento del pubblico digitale che frequenta i social di GQ, da TikTok ad Instagram, è costituito da donne.

Grande successo continua ad avere – sia in edicola, sia online – iO Donna, il magazine femminile del Corriere della Sera che compie, proprio in questo periodo, 25 anni.

Danda Santini, direttore di iO Donna

Per festeggiare l’evento le lettrici sono state invitate a raccontare le loro storie. Così si legge sul sito ufficiale:

A che punto della vita eravate 25 anni fa e come immaginate i prossimi 25 anni? Scrivetecelo in un racconto: condividete con noi quale è stato il vostro punto di ri-partenza, cosa vi fa sentire o vi ha fatto sentire di avere 25 anni (anche se ne avete ancora… o ne avete un po’ di più), cosa è successo quando la vita ha rimescolato le carte, come sono cambiati i vostri sogni e le vostre aspettative.

Molteplici le iniziative sulle pagine social che ospiteranno interviste, testimonianze ed auguri di personaggi amici della testata e delle lettrici. Per festeggiare con iO Donna basta usare l’hashtag #iodonna25 su Twitter, Instagram o Facebook. I primi racconti sono già arrivati, con grandi soddisfazioni delle lettrici che, se non vinceranno, hanno comunque la possibilità di essere conosciute dagli utenti della Rete e gratificate attraverso like e condivisioni.

Il logo per i 25 anni di iO Donna

Lo stile innovativo di Freeda

Un vero e proprio fenomeno moderno, invece, è Freeda. Presente soltanto online, questo progetto editoriale si rivolge ad una nuova generazione di donne e celebra l’empowerment femminile. La testata si trova su Instagram, Facebook, YouTube e LinkedIn. Nata nel settembre 2016, oggi vanta una comunità di 7 milioni di followers – tra Italia, Spagna e Gran Bretagna – registrando 85 milioni di utenti al mese.

Freeda

Al di là dei numeri, ad essere speciale è la composizione del suo pubblico rappresentato da giovani e giovanissimi, dai 13 anni fino ai 35, per lo più ragazze. Freeda ha sposato una linea editoriale che, ormai, è sempre più comune nell’informazione, cioè quella di avere contenuti pensati per essere fruiti direttamente sui social come instant articles. È un po’ il modello usato da AJ+Buzzfeed Vice: ridurre al minimo i link esterni e lunghe porzioni di testo, puntare tutto su video di 3 o 4 minuti che partono automaticamente scrollando il proprio newsfeed, sempre sottotitolati, in modo da poter essere visti anche sul lavoro senza audio.

L’impegno di Grazia per il sociale

Tra le riviste femminili tradizionali che hanno saputo superare indenni la crisi dell’editoria merita di essere ricordata Grazia. Nato nel 1938, il settimanale femminile dallo stile elegante e colto ha realizzato, nel mese di marzo, un numero speciale intitolato Grazia 21. Il numero indica l’anno in corso, le edizioni internazionali e le alte personalità invitate a lanciare un messaggio per la ripresa del Paese dopo la pandemia.

Silvia Grilli, direttore del settimanale Grazia, ritratta da Daniele Venturelli

“Questo numero straordinario – ha dichiarato il direttore Silvia Grilli – è nato per dare voce alle idee ed aprire alle proposte per il futuro. Bisogna cambiare molte cose, compreso il modo in cui consideriamo le donne. Mentre usciamo in edicola e su app, è in corso la Commissione delle Nazioni Unite sull’uguaglianza di genere. L’Italia vi partecipa. Il nostro messaggio è l’affermazione di sé. Le donne non sono soggetto svantaggiato da difendere, sono un patrimonio di conoscenze, talenti, capacità, passione che serve al Paese e al mondo”.

Per stare al passo con l’accelerazione della rivoluzione digitale, Grazia ha intensificato l’informazione di qualità su tutte le piattaforme online, dai social al sito. E la tradizione di serietà del suo cartaceo è una garanzia anche per la Rete.

freedagraziaiodonnaperiodiciriviste femminili